Fær Øer - le Isole del Silenzio
The Islands of Silence
All'orizzonte di quell'oceano ci sarebbe stata sempre un'altra isola,
per ripararsi durante un tifone, o per riposarsi e amare.
Quell'orizzonte aperto sarebbe stato sempre lì, un invito ad andare.
Hugo Pratt, Una ballata del mare salato
Quasi a metà strada tra le estreme propaggini insulari del nord della Scozia e le nere spiagge vulcaniche d’Islanda, abbracciate dal Mar di Norvegia e dalle onde dell’Atlantico, le Faroe sono come un crocevia posto al centro di uno spazio di venti e di mare che segna un percorso non casuale. Sono come pietre posate in mezzo all’acqua ad indicare l’appoggio di un passo lungo un cammino – incerto sì, difficile a volte, scivoloso ed infido forse – che si offre naturalmente per viaggiare da una sponda all’altra. Se il viandante fosse uno dei Giganti delle leggende irlandesi, con un balzo potrebbe approdare in Scozia, quindi alle Shetland e attraverso le Faroe arrivare facilmente in Islanda e forse alle estreme terre della Groenlandia, oppure proprio da queste isole cambiare facilmente direzione e puntare verso la Scandinavia, toccando i fiordi norvegesi per arrivare alle verdi pianure della Danimarca. Un piccolo arcipelago nel grande azzurro Atlantico, ma non lande alla deriva in mezzo al nulla: i monaci irlandesi infatti giunsero presto ad esplorare quei lidi, successivamente colonizzati dalle genti di Norvegia e quindi passati alla corona danese. In tale indissolubile intreccio di storia e geografia sta tutto il loro fascino, che concentra in diciotto isole un ambiente esemplare, quasi una summa delle caratteristiche di tutte le terre circostanti.
Ed è proprio questo insolito scenario, da tempo tra le mete dei miei sogni, che mi ha spinto a frugare tra fiordi, scogliere, spiagge di neri ciottoli, villaggi di piccole case di legno dai colori sgargianti, nuvole cariche di mistero, prati di erba capricciosa, strade sinuose che la rada vegetazione permette di seguire in tutte le loro volute verso l’orizzonte. La mia passione per il paesaggio, che riesco a percepire già sublimato dall’essenzialità della resa finale in bianco e nero, ha trovato su queste sponde un approdo accogliente nonostante il vento, invitante al di là del silenzio, attraente per chi sa perdersi nella solitudine che è un ascolto di se stessi nella vaga natura di un mondo antico e nuovo. Ed ancora i passi credo siano il modo migliore per esplorare queste isole, penetrandovi dal di dentro, prima ancora che dal mare. Quelli che ho scelto per questo mio itinerario invitano a scendere e salire, assecondando gole e promontori, lungo crinali avvolti da nubi o seguendo il filo di un orizzonte segnato da sparuti insediamenti umani, eppure ostinatamente raccolti intorno ad un porticciolo, una chiesa, un cimitero. Un piccolo mondo in miniatura, ma vivo e palpitante, che s’impone ai nostri occhi e ci interroga sul senso dell’esistenza di fronte ad un ignoto “altrove” che sembra chiamarci ed invitarci a ripartire.
L'intera collezione è visitabile fino al 14 maggio presso "Imaginario Gallery" di Sacile (PN).
Per maggiori informazioni
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